
Cambia il modo di pianificare e organizzare le vacanze estive, complice la crisi economica e una più grande sensibilità verso determinati temi, tra cui il risparmio energetico e la tutela dell’ambiente. Per far risparmiare qualcosa ai tanti che non intendono rinunciare alle ferie, promuovendo allo stesso tempo la diffusione di abitudini eco-friendly, ecco che sbarca anche nel turismo quella che è ormai comunemente definita sharing economy: in italiano economia collaborativa o di condivisione. Ciò che conta non è tanto (e forse neanche più) la proprietà del bene o del servizio di cui si fa uso, ma la possibilità di accedervi. E, in questo, gioca un ruolo fondamentale la tecnologia, perché la sharing economy sfrutta piattaforme web (siti, App e social network), community online per lo scambio di feedback e dispositivi hi-tech, smartphone e tablet in primis.
Molte sono le declinazioni del termine quando si parla di viaggi e di vacanze (ma non solo): esiste il car o il bike sharing, il social eating, l’house swapping o l’home exchange e il couchsurfing – giusto per citarne alcune. Ma cosa vogliono dire tutte queste parole? Il principio alla base di quella che è stata definita come la terza rivoluzione industriale è sempre lo stesso: si tratta della condivisione di un bene o di un servizio con altre persone (di regola sconosciute), a partire dal viaggio per raggiungere la meta prescelta agli spostamenti in loco, dal cibo all’alloggio. E’ sufficiente avere un po’ di spirito di adattamento, tanta voglia di conoscere persone nuove e una buona predisposizione per i device tecnologici e il mondo digital.
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Dormire

Spostarsi
Come muoversi durante le vacanze senza spendere una fortuna e con un occhio di riguardo all’ambiente? Si possono utilizzare in condivisione i mezzi di trasporto più tradizionali, come biciclette e automobili, ad esempio per visitare una città in autonomia. Sono famose le piattaforme Blablacar e Uber che consentono di richiedere passaggi in auto con un semplice tocco sullo smartphone. Ma non è tutto: esistono siti (ad esempio, Sailsquare) attraverso i quali gli amanti del mare possono organizzare vacanze in barca a vela sul modello della sharing economy. Si tratta di web community in cui proprietari di barche e viaggiatori si incontrano per condividere spese ed esperienze di navigazione. Di recente, sono nate anche applicazioni che mettono in contatto piloti di aerei privati e passeggeri per viaggi di corto raggio e di breve durata.

Il social eating non è altro che la possibilità di condividere posti a tavola con altre persone, andando a pranzare o cenare (perfino fare colazione, in alcuni casi) direttamente a casa di privati, cuochi “amatoriali” che cucinano per uno o più commensali che non si conoscono, dividendo le spese del pasto.
Al di là del risparmio economico evidente rispetto a un normale ristorante, la “declinazione” alimentare della sharing economy rappresenta un altro modo per approfondire la conoscenza di un paese, partendo dal presupposto che la cucina è un elemento fondamentale della cultura e delle tradizioni di un popolo. Si parla anche di home restaurant e in questo settore vale la pena citare le piattaforme di social eating più popolari, Gnammo e Eatwith, che consentono di prenotare online ristoranti “casalinghi”.