Vacanze low cost? Grazie alla sharing economy si può

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05/08/2016 Maria Antonia Frassetti 2658

Con l’arrivo dell’estate è tempo di organizzare le tanto attese e sospirate ferie. Ma se il budget a disposizione è limitato, come si fa? Niente paura. La cosiddetta economia della condivisione supportata dalle recenti tecnologie e da Internet ci viene in soccorso. Vediamo come.


Cambia il modo di pianificare e organizzare le vacanze estive, complice la crisi economica e una più grande sensibilità verso determinati temi, tra cui il risparmio energetico e la tutela dell’ambiente. Per far risparmiare qualcosa ai tanti che non intendono rinunciare alle ferie, promuovendo allo stesso tempo la diffusione di abitudini eco-friendly, ecco che sbarca anche nel turismo quella che è ormai comunemente definita sharing economy: in italiano economia collaborativa o di condivisione. Ciò che conta non è tanto (e forse neanche più) la proprietà del bene o del servizio di cui si fa uso, ma la possibilità di accedervi. E, in questo, gioca un ruolo fondamentale la tecnologia, perché la sharing economy sfrutta piattaforme web (siti, App e social network), community online per lo scambio di feedback e dispositivi hi-tech, smartphone e tablet in primis.

Molte sono le declinazioni del termine quando si parla di viaggi e di vacanze (ma non solo): esiste il car o il bike sharing, il social eating, l’house swapping o l’home exchange e il couchsurfing – giusto per citarne alcune. Ma cosa vogliono dire tutte queste parole? Il principio alla base di quella che è stata definita come la terza rivoluzione industriale è sempre lo stesso: si tratta della condivisione di un bene o di un servizio con altre persone (di regola sconosciute), a partire dal viaggio per raggiungere la meta prescelta agli spostamenti in loco, dal cibo all’alloggio. E’ sufficiente avere un po’ di spirito di adattamento, tanta voglia di conoscere persone nuove e una buona predisposizione per i device tecnologici e il mondo digital.

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Dormire
E’ forse questo il settore più sviluppato della sharing o peer-to-peer economy per l’organizzazione di un viaggio. Sono molti i siti che propongono ai turisti servizi di condivisione di stanze o di intere abitazioni per brevi periodi di tempo. Basti pensare a Airbnb, che è sicuramente la piattaforma più celebre e che ha fatto da apripista. Rispetto ai tradizionali hotel e residence, si tratta di sistemazioni più economiche, che consentono di entrare in stretto contatto con le persone del paese che si sta visitando. Esistono poi soluzioni più “estreme” di sharing economy, che danno la possibilità di pernottare gratuitamente quando si è in ferie, attraverso lo scambio di case tra famiglie (house swapping), oppure semplicemente del divano che si ha in salotto (couchsurfing), o ancora di un posto in giardino dove campeggiare. Tutto si fonda sui principi di fiducia, ospitalità e interazione personale.

Spostarsi
Come muoversi durante le vacanze senza spendere una fortuna e con un occhio di riguardo all’ambiente? Si possono utilizzare in condivisione i mezzi di trasporto più tradizionali, come biciclette e automobili, ad esempio per visitare una città in autonomia. Sono famose le piattaforme Blablacar e Uber che consentono di richiedere passaggi in auto con un semplice tocco sullo smartphone. Ma non è tutto: esistono siti (ad esempio, Sailsquare) attraverso i quali gli amanti del mare possono organizzare vacanze in barca a vela sul modello della sharing economy. Si tratta di web community in cui proprietari di barche e viaggiatori si incontrano per condividere spese ed esperienze di navigazione. Di recente, sono nate anche applicazioni che mettono in contatto piloti di aerei privati e passeggeri per viaggi di corto raggio e di breve durata.

Mangiare
Il social eating non è altro che la possibilità di condividere posti a tavola con altre persone, andando a pranzare o cenare (perfino fare colazione, in alcuni casi) direttamente a casa di privati, cuochi “amatoriali” che cucinano per uno o più commensali che non si conoscono, dividendo le spese del pasto.
Al di là del risparmio economico evidente rispetto a un normale ristorante, la “declinazione” alimentare della sharing economy rappresenta un altro modo per approfondire la conoscenza di un paese, partendo dal presupposto che la cucina è un elemento fondamentale della cultura e delle tradizioni di un popolo. Si parla anche di home restaurant e in questo settore vale la pena citare le piattaforme di social eating più popolari, Gnammo e Eatwith, che consentono di prenotare online ristoranti “casalinghi”