

Quando nasce l’Energy Label? L’etichetta energetica fa la sua prima comparsa in Italia intorno al 1995 sui congelatori e sui frigoriferi in seguito ad una direttiva dell’Unione Europea che stabiliva l’obbligo per i produttori di dichiarare i consumi degli apparecchi elettrici commercializzati. E’ dal 2010, sempre su indicazione comunitaria, che la Label viene estesa a tutti gli elettrodomestici per la casa che consumano energia, nell’ambito di un progetto più ampio che prevede l’introduzione di nuove classi di efficienza (ad esempio A+, A++ e A+++) e l’unificazione dei sistemi informativi tra i diversi paesi UE. Proprio per questo motivo sulle etichette non si trovano né testi né parole, ma soltanto grafici e icone slegati da qualsiasi appartenenza linguistica. Quindi, che tu acquisti la lavatrice in Italia o in Germania, troverai sempre la stessa Energy Label con le medesime indicazioni.
Per il futuro è previsto un nuovo cambiamento: si parla di digitalizzazione dell’etichetta energetica, attraverso l’inserimento di un QR code e di un link, con i quali sarà possibile accedere ad un database online contenente tutte le informazioni e le specifiche tecniche relative ai prodotti, espresse in maniera più semplice e intuitiva rispetto a quanto avviene oggi.
Etichetta energetica della lavatrice - Le 4 aree di lettura
Partiamo dal presupposto che le etichette energetiche sono graficamente e strutturalmente identiche per tutti gli elettrodomestici. Anche alcune indicazioni sono similari tra di loro, mentre altre variano in funzione della categoria di appartenenza. Per quanto riguarda le lavatrici, possiamo individuare quattro macro-aree, ognuna delle quali racchiude un set di informazioni specifiche. Vediamole subito una per una.

Nella parte superiore dell’etichetta, subito sotto la fascia che contiene il simbolo dell’Unione Europea, trovi le caratteristiche generiche della lavatrice: il marchio dell’azienda produttrice e il nome del modello specifico. Sono le informazioni che identificano in maniera univoca quel determinato apparecchio.
2- CLASSI ENERGETICHE
Nella fascia centrale dell’etichetta, sulla sinistra, è rappresentata una scala lungo la quale si susseguono frecce di lunghezza crescente e di colore variabile, in funzione della classe di efficienza energetica. Si parte dalla prima freccia in alto, la più corta e di colore verde scuro, che simboleggia un basso consumo energetico (classe A+++) per poi arrivare in fondo alla scala dove è collocata la freccia più lunga, di colore rosso acceso, che invece indica consumi elevati (classe energetica D). Alla sinistra di questo grafico, una freccia nera esprime la classe di efficienza a cui appartiene l’elettrodomestico.
Questa è sicuramente la parte più comprensibile e chiara dell’etichetta, quella con cui abbiamo tutti più familiarità. Tieni presente che può esserci molta differenza tra classe A e classe A+++, anche se la lettera alfabetica è la stessa. Nel caso specifico delle lavatrici, la differenza di consumo è di circa il 50%: non proprio una sottigliezza. Inoltre, è in quest’area che puoi trovare il cosiddetto Ecolabel: una piccola margherita con le stelle al posto dei petali e la “E” di Europa al centro, che viene assegnata dall’Unione Europea ai prodotti eco-compatibili per certificarne l’efficienza e la qualità ambientale.
3- CONSUMO EFFETTIVO
In un piccolo riquadro a destra, appena sotto la parte centrale, c’è un valore numerico che indica il consumo di energia medio annuo, espresso in kWh/annum. Un esempio: 157 kWh/annum. Cosa vuol dire in concreto? Questa cifra ti permette di calcolare il costo in termini di consumo di energia elettrica per l’utilizzo dell’elettrodomestico in un anno. Basta che recuperi dalla tua bolletta la tariffa per 1 kWh (va dai 10 ai 40 centesimi) e la moltiplichi per il valore che trovi sull’etichetta: avrai così una stima plausibile di quello che spenderai in 12 mesi con quella lavatrice. Ci tengo a precisare due cose. La prima è che si tratta, appunto, di una stima: il consumo reale può essere leggermente diverso a seconda di come si utilizza l’elettrodomestico. La seconda cosa da ricordare è che il consumo di energia medio annuo viene calcolato in laboratorio su 220 cicli di lavaggio standard (programma cotone normale a 60° C) e seguendo una procedura valida per tutti i paesi europei. Anche per questo motivo i consumi effettivi possono variare dai valori misurati.

In quest’ultima sezione, quella inferiore, sono radunate una serie di indicazioni sulle prestazioni. Nelle etichette delle lavatrici, scorrendo da sinistra a destra, trovi innanzitutto il valore relativo al consumo medio annuo di acqua. Ad esempio, 9020 L/annum. Anche questa cifra è il risultato di una misurazione fatta in laboratorio, su 220 cicli di lavaggio standard. Quindi, se vuoi avere una stima del consumo di acqua per ogni singolo ciclo, basta che dividi il numero indicato sull’etichetta per 220. Il secondo riquadro indica la capacità interna della lavabiancheria, cioè quanti chili di bucato puoi inserire nel cestello a pieno carico. A seguire troviamo di nuovo una lettera dell’alfabeto: la classe di efficienza della centrifuga, che ti dice quanta acqua rimane nel bucato dopo essere stato centrifugato a fine lavaggio. Qui i valori vanno dalla A (maggiore efficienza, cioè meno acqua residua) alla G (minore efficienza, quindi più acqua). L’ultimo dato fornito dall’etichetta energetica delle lavatrici riguarda l’emissione di rumore dell’elettrodomestico, sia durante il normale ciclo di lavaggio sia durante la centrifuga. Questi due numeri sono espressi in dB (decibel) e vengono calcolati per il programma cotone a 60° a pieno carico: più sono elevati, più la lavatrice è rumorosa. E’ un’informazione da prendere in considerazione se non hai un locale ad hoc per posizionare la macchina, ad esempio una lavanderia o un ripostiglio. Se sei costretto a metterla in cucina o in bagno oppure se hai dei vicini che non amano il rumore, devi puntare su una lavatrice silenziosa che non disturbi le attività quotidiane di nessuno, né di giorno né di notte.